Voglio i “Panettoni”, ma ancora non è Natale.

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I passi carrabili nei centri storici densamente popolati e, per l’effetto, a grande domanda di sosta, costituiscono un tormentone per le amministrazioni comunali ed un cruccio per i proprietari delle aree retrostanti alla strada destinati alla circolazione e sosta dei veicoli.

Sovente, anche attraverso la previsione della fattispecie nei regolamenti comunali, le Amministrazioni autorizzano il posizionamento di “dissuasori di sosta” al lati dei varchi per i quali vi sia stata concessione del “passo carrabile”, onde facilitare le manovre di entrata e di uscita. Altre volte queste autorizzazioni non ci sono o non appaiono sufficienti (o sono revocate), per il titolare del passo carrabile che, chiede –talvolta pretende- maggiore tutela, magari a scapito della collettività indifferenziata degli automobilisti che vanterebbero un pur legittimo diritto di sosta in spazi contigui alla “luce del passa carrabile”. In questo gioco di interessi privati ed egoistici contrapposti, sovente è stretto il Comune che, volere o volare, è costretto a lasciare qualcuno insoddisfatto.

Ne deriva, quindi il classico contenzioso.

T.A.R. Puglia Lecce Sez. II, 27/11/2015, n. 3437, afferma –in massima- che “la scelta dell’Amministrazione di rimuovere dal territorio comunale i dissuasori di sosta è connotata da un alto grado di discrezionalità con la conseguenza che la stessa risulta censurabile avanti al Giudice Amministrativo solo per manifesta irrazionalità, contraddittorietà e (o) erroneità in fatto”.

Il caso da cui nasce tale pronuncia è conforme alla premessa e titolo: si tratta di Panettoni, ma in cemento, ovviamente!

Un proprietario di tre distinti passi carrabili chiede ed ottiene, a protezione del suo interesse, il posizionamento di alcuni dissuasori di sosta (detti: “panettoni”) ai margini degli ingressi. Tutto conforme al gradimento del privato, fino a quando il Comune inverte la rotta ed ordina la rimozione di tali dissuasori in quanto pericolosi per la sicurezza della circolazione. Il nostro proprietario dei “passi carrabili”, sofferente per la frequente presenza di auto lasciate in divieto di sosta negli spazi fronteggianti i propri ingressi, presentava una nuova istanza tesa a ottenere, nuovamente, l’autorizzazione alla posa dei dissuasori. Invero il Comune restava silente, pertanto inadempiente rispetto all’obbligo di concludere, comunque, il procedimento con provvedimento espresso, dal che derivava ricorso al TAR contro il silenzio serbato dalla P.A. Ovviamente il TAR pugliese strigliava duramente il Comune inadempiente per contegno e ordinava a questi di pronunciarsi sull’istanza. Obbligato a decidere, il Comandante della Polizia Municipale rigettava l’istanza. Da qui derivava un ricorso in “ottemperanza” per eluzione di giudicato che portava il TAR a nominare un commissario ad acta. Il Commissario, non dissimilmente dal Comandante, rilevava che l’interesse dell’ostinato ricorrente fosse stato curato dall’amministrazione in maniera corretta e con metodi alternativi ai meri “dissuasori di sosta” (gli stalli di sosta nell’area prospiciente erano “non più posizionati ‘a spina di pesce’ ma ‘a cassonetto’, tanto che al ricorrente residuava uno spazio di manovra di 4,60 metri in luogo dei 2,90 metri prima assicurati….), pertanto non disponeva il loro posizionamento. Anche questo atto veniva impugnato e, da esso scaturiva la massima sopra riportata, con rigetto del ricorso.

Ostinati quanto vuoi, ma se, come nel caso di specie i dissuasori si sono dimostrati pericolosi (“la pericolosità dei ‘panettoni’ era stata riscontrata in relazione a tre casi di incidente stradale e, comunque, il loro posizionamento non era preceduto dall’adozione della prescritta ordinanza comunale”), è ragionevole e non censurabile la scelta del Comune di non impressionarsi per l’insistenza, riuscendo a trovare la giusta mediazione tra sicurezza della circolazione ed interesse del titolare del passo carrabile, con metodi alternativi di organizzazione della circolazione e sosta.

Insomma, il panettone desiderato si è rivelato indigesto…. l’impasto era fatto di cemento e pretesa eccessiva verso la P.A.

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