Abbiamo dato conto di numerose Ordinanze adottate ai sensi dell’art. 50 o 54 del D.Lgs. n. 267/200 (che spesso citano entrambi gli articoli, così, per non sbagliare) e che, puntualmente, sono state censurate dalla giustizia amministrativa.
Le motivazioni di tali censure, more solito, sono la mancanza di motivazione, la carenza di istruttoria e l’assenza dei requisiti dell’urgenza e della contingibilità.
Oggi ci occupiamo, però, del contenuto di un’Ordinanza che ha disposto l’abbattimento di un abete rosso alto circa 29 metri, ravvisandosene un pericolo imminente per la pubblica incolumità sulla viabilità pubblica e nell’abitato circostante.
Impugnato il provvedimento, Tar Piemonte, sez. I, 04/03/2021, n. 235 ne ha dichiarato la legittimità per i motivi che seguono.
Innanzitutto sulla scorta della relazione del Corpo Forestale, le dimensioni della pianta sarebbero incompatibili sia con il sito di radicazione che con l’ambiente urbano nel quale la stessa si trova a vegetare.
La classe di propensione al cedimento determina sostanzialmente la pericolosità di un albero, ovvero la possibilità che un evento si verifichi ed in quale modalità. In caso di caduta, sarebbero alte le probabilità di incidenti anche mortali a persone transitanti nell’area. Ne conseguirebbe che la pianta è pericolosa per la sicurezza di persone ed edifici.
L’apparato radicale dell’abete rosso sarebbe sempre superficiale e, quindi, gli esemplari appartenenti a tale essenza sarebbero frequentemente soggetti a ribaltamento.
La probabilità che un albero, cadendo, colpisca un bersaglio è la prima variabile indispensabile in una corretta stima del rischio; occorre a tal proposito, valutare attentamente i bersagli (persone, animali, veicoli, edifici, linee elettriche, infrastrutture, manufatti ed altre proprietà), l’area di potenziale caduta ed il fatto che possa trattarsi di bersagli statici, mobili o in movimento (pedoni, ciclisti, etc.).
In definitiva, il rischio di caduta o cedimento della pianta appare elevato, attuale e concreto, siccome intrinseco alle sue condizioni ed alla sua ubicazione.
Ne discende la legittimità dell’ordinanza impugnata e l’infondatezza del ricorso.
In altri termini sono presenti i requisiti della urgenza e della continginilità.