Questa volta non voglio scrivere di somministrazione, spettacoli, commercio o altro, ma raccontarvi la storia vera di un giovane che ha avuto la (s)fortuna di nascere a Napoli e tentare con ogni mezzo e tra mille difficoltà di superare quello che si rivelerà (purtroppo) un serio handicap.
Il nostro giovane, che chiameremo Carlo, tra mille difficoltà, tenta di inserirsi nel mondo del lavoro, rendendosi disponibile a svolgere qualsiasi attività; beninteso, lavori saltuari, a tempo determinato e con la segreta speranza futura di un “posto fisso”.
Si impegna senza sosta, presenta istanze, curriculum, domande di partecipazione a concorsi e, alla fine, la sua caparbietà è in parte premiata; viene chiamato dalle Poste per essere impiegato come postino a tempo determinato per tre mesi; successivamente supera una selezione per Agente di Polizia Municipale a tempo determinato in un comune della provincia di Napoli, ancora per pochi mesi; ma comunque comincia a sbarcare il lunario.
Finalmente si presenta la grande occasione; inoltra l’istanza per partecipare al concorso per un solo posto di Agente di Polizia Municipale nel Comune di Pavia, a tempo indeterminato: l’agognato “posto fisso”.
Studia con tenacia e determinazione tutto il programma del concorso; talvolta è preso dallo scoramento e dall’angoscia, pensando che è un unico, solo posto e difficilmente potrà farcela, ma non demorde.
Gli viene chiarito che non tutti i concorsi sono manipolati, non tutte le amministrazioni hanno i posti già assegnati; basta essere preparati e pronti di ingegno ed anche un po’ di fortuna non guasta!!!.
Arriva il grande giorno e, finalmente, Carlo ha la possibilità di dimostrare la sua preparazione. Supera le preselezioni, dopo un mese la prova scritta e, arrivato alla prova orale, esplode letteralmente travolgendo e sbaragliando tutti gli altri concorrenti: è primo in graduatoria, il posto è suo!!!
Finalmente il tanto desiderato posto fisso, anche se in una città del nord, ma sempre meglio che stare a Napoli senza un soldo in tasca.
Direte storia a lieto fine come tante, ma vi chiederete: dove sta questa (s)fortuna per il nostro Carlo.
La storia triste, purtroppo, incomincia propria adesso.
Dopo l’assunzione in servizio l’Amministrazione comunale chiede al Prefetto di voler riconoscere al neo Vigile la qualità di Agente di Pubblica Sicurezza per potergli assegnare l’arma in dotazione e impiegarlo anche per servizi in orari notturni, di pattugliamento della città e di ordine pubblico; incarichi che prevedono il pagamento di speciali indennità, che al giovane emigrante certamente fanno comodo, vivendo da solo e lontano da casa.
La Prefettura, dopo aver acquisiti i certificati, tutti positivi, di eventuali carichi pendenti e del Casellario giudiziario presso la Procura della Repubblica di Napoli, chiede alla Questura di Napoli informazioni sulla moralità e le frequentazioni del nostro Carlo, per ulteriori accertamenti in ordine al possesso dei requisiti morali.
Ed ecco che salta fuori una vecchia annotazione di servizio di un controllo al bar sottocasa; gli Agenti intervenuti avevano stilato un sommario rapporto sull’ispezione effettuata, dichiarando che i giovani erano tutti insieme in gruppo e si accompagnavano a pregiudicati.
In Prefettura arriva, pertanto, una nota della Questura di Napoli, ove si sostiene che Carlo, nel corso di controlli in strada “si accompagnava a persone che annoveravano precedenti di polizia”; ma è incensurato e non consta che appartenga alla criminalità organizzata.
Per conseguenza, il dirigente della Prefettura nega il rilascio della qualifica di Agente di P. S. al giovane Agente, sostenendo che è privo dei requisiti morali.
E’ ben chiaro che tutto ciò avrebbe potuto avere per Carlo gravi conseguenze ma, per sua fortuna, il Comando, dopo averlo informato dell’esito negativo, con una visione dei fatti meno ottusa e limitata, lo destina ad incarichi di servizio diurno con solo conseguenze economiche perché è privato di alcune indennità ed escluso dai servizi che gli avrebbero consentito di ricevere altri emolumenti, in attesa delle decisioni del TAR adito dallo stesso giovane.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, Sezione Prima, con sentenza n. 2578 del 27 ottobre 2014 accolse il ricorso presentato, con annullamento del provvedimento della Prefettura e conseguente riconoscimento della qualifica di Agente di P. S. al vigile.
Il collegio giudicante ha motivato tale sentenza riconoscendo che “…. a carico del ricorrente non constano precedenti penali di alcun genere e che i controlli stradali riferiti dalla Questura sarebbero risalenti nel tempo, generici e in ogni caso contestati dall’interessato ……”, concludendo che “…. le notizie fornite dalla Questura di Napoli non sono in ogni caso capaci di indurre alcuna conclusione in ordine a una sottesa implicazione con soggetti pregiudicati, ricavabile da una eventuale frequentazione per strada”.
All’accoglimento del ricorso seguiva anche la condanna del Ministero dell’Interno al pagamento delle spese di lite a favore del ricorrente.
Fin qui i fatti che, per fortuna, hanno avuto un esito favorevole per il nostro Agente; sia, però, consentita una amara e triste considerazione!
Può la vita di un giovane napoletano essere condizionata a conoscenze forzate, direi quasi “obbligate”, con elementi di dubbia moralità e, proprio a seguito di ciò, essere legata ad una affrettata annotazione di servizio di un Agente che a fine turno di servizio, probabilmente per la fretta di andare via, mette insieme giovani incensurati e delinquenti in un unico calderone, ritenendo che basta una chiacchierata fuori al baretto del condominio per accomunare tutti in un gruppo di malavitosi, senza alcuna prova o verifica?
Può, ancora, la vita dello stesso giovane dipendere da una cieca e burocratica visione dei fatti da parte di un gelido funzionario di Prefettura che, nonstante l’assenza di carichi pendenti e precedenti penali, su una semplice quanto effimera annotazione, dichiara che al giovane agente non può essere riconosciuta la qualifica di agente di pubblica sicurezza, incurante di tutte le conseguenze che tale ipotesi poteva provocare?
Purtroppo ai ragazzi napoletani può accadere ed accade.
Poveri giovani che non solo sono costretti a vivere in una casba maleodorante, sopportando forzatamente “certe amicizie” pericolose e poi devono anche subire conseguenze che possono stroncare, dopo mille sacrifici e rinunce, ogni sogno di una vita migliore o, quantomeno, decente!!!