Le manifestazioni più frequenti di spaccio di droga, anche come documentato dalla cinematografia (da ultimo: “lo chiamavano Jeeg Robot”) passano attraverso l’ingoio di ovuli elettrosaldati ingoiati dagli spacciatori per passare controlli e varchi di frontiera. Uno dei problemi che hanno le Forze di Polizia è quello di dovere attendere le normali deiezioni umane per recuperare il corpo del reato. Questa vignetta di “bastardidentro.com” mi ha fatto rievocare alla mente il fatto ed una sentenza, non più nuovissima che qui accludo (Cass. pen. Sez. VI, 09/07/2003, n. 37042 ) “Se la polizia giudiziaria non può costringere una persona a procurarsi il vomito, non per questo non può procedere a un atto dovuto, quale quello di presenziare e assicurare alla giustizia il corpo del reato o le cose pertinenti a reato, se la persona decide spontaneamente di vomitare (nella specie, ovuli contenenti sostanza stupefacente). Infatti, in tema di attività della polizia giudiziaria, l’articolo 55 del c.p.p prevede che questa deve, anche di propria iniziativa, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quanto altro possa servire per l’applicazione della legge penale, di guisa che non è dubitabile che tale attività possa consistere in atti non propriamente tipici, come quello di raccogliere quanto espulso con il vomito da una persona, laddove vi si possa trovare il corpo del reato o una prova rilevante. Analogamente dispongono, del resto, gli articoli 347 e 348 del c.p.p, sia pure in una fase successiva alla comunicazione della notizia di reato, laddove alla lettera a) del comma 2 dell’articolo 348 si prevede la ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato, nonché la conservazione di esse”.
Godetevi la vignetta (volgaruccia, ma no troppo)